Officina Cechov è una proposta di formazione rivolta ad allievi attori/danzatori che abbiamo almeno due o tre anni di formazione alle spalle e che desiderino sperimentare l’esperienza dell’allestimento di uno spettacolo. Si tratta di un percorso formativo che si concentra sulla messa in scena di un testo teatrale in tutte le sue fasi. Partendo dall’analisi delle opere scelte e dalla loro rielaborazione drammaturgica, alla presa in carico dei temi principali, fino alle prove e all’allestimento vero e proprio dello spettacolo, con riferimenti anche a più ambiti, quali la regia, le musiche, i costumi.
Come riempire lo spazio vuoto della creazione? Cos’è la scrittura scenica? Cos’è l’improvvisazione? Quali i possibili rapporti tra un testo e la sua trasformazione sul palco?
Farsi queste domande, significa, a mio avviso, indagare la specificità dell’arte dell’attore nella sua forma più libera e creativa
Perché Cechov?
Leggere Cechov, per me, è come spalancare una finestra o una porta sul quotidiano. In lui si riconoscono i personaggi come persone reali e i contenuti profondi delle sue opere emergono sempre dai tanti problemi che la gente vive nella vita normale. Le sue storie sono quelle di tutti i giorni, di uomini e donne stanchi, disillusi, buffi, innamorati, patetici, fragili, alle prese con la tragicommedia della quotidianità. Girano a vuoto, vanno e vengono, nella perenne promessa di una vita e di una società migliore. Sognano un futuro diverso, scontrandosi spesso con l’incapacità di realizzarlo.
Intrisi, quali sono, di un sentimento di frustrazione, i personaggi cechoviani occupano il tempo a vivere una vita che non è mai quella che stanno vivendo.
Ho l’impressione che il nostro presente sia ancora un buon riflesso delle tematiche di Cechov.
Il nostro stile di vita sempre più digitale e artificiale, è intriso di quell’ansia di cambiamento che, anziché tradursi in una reale messa in discussione della propria esistenza, si traduce nel vagheggiamento di una realtà migliore soltanto immaginata. Si inseguono desideri e realtà virtuali, sempre più sfuggenti e confusi, nell’attesa che il sogno si trasformi in realtà.
Così come nel mondo social, dove si partecipa a tutto senza partecipare a niente, si vive nel sogno di essere sempre in contatto, di far parte di una storia più grande, anche se questa storia non è direttamente la nostra. La testimoniamo, la commentiamo, la controlliamo, aspettando la nostra entrata nel mondo reale, che potrebbe finalmente metterci al centro di tutto.
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